Tesina riguardante Terry Riley.
Due lavori di Terry
Riley
Introduzione
Terry Riley è un
compositore e performer nato in California nel 1935. Ha compiuto gli
studi in composizione e piano al Conservatorio
di San Francisco.
La sua musica ha
fortemente influenzato molti compositori come Steve
Reich, Philip Glass e John Adams
ma
anche band Rock-Psichedeliche come The
Who, The Soft Machine, Curved Air
e diverse altre.
Quando si parla di
Riley, lo si fa spesso con riferimento alla minimal
music,
in quanto egli è conosciuto soprattutto come uno dei pionieri di
questa corrente musicale. La musica
minimale si
è sviluppata in America negli anni ‘60 e può essere associata a
compositori etichettati
col termine di minimalisti
quali La
Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass e John Adams.
Seppure ognuno di questi compositori abbia sviluppato il minimalismo
in maniera personale,
è possibile così definire quelli che sono i tratti generali della
minimal
music:
- Utilizzo di pochi elementi
- Semplicità degli elementi
- Ripetizione di piccole celle (Patterns)
- Pochi cambiamenti
- Defasaggio
- Note lunghe e costanti (Drone, Long-Tone)
Il lavoro che ha
fatto da battistrada alla minimal
music
è In
C scritto
da Terry Riley nel 1964. Questo lavoro, per qualsiasi tipo di
strumenti, è composto da 53 moduli (patterns)
articolati in poche note. I moduli devono essere eseguiti in
successione ma ogni esecutore può decidere quante volte ripetere
ogni cella, purchè non resti indietro ripetto agli altri per più di
tre o quattro battute. Questo procedimento fa si che si vengano a
creare interazioni poliritmiche molto complesse, pertanto per
agevolarne l’esecuzione è stata aggiunta una pulsazione ripetitiva
e costante data dal Do
di un pianoforte che accompagna tutta l’esecuzione. L’esecuzione
finisce quando ogni esecutore arriva all’ultimo modulo.
Pur essendo uno dei
pionieri della minimal
music, non
è propriamente corretto associare Riley esclusivamente a questa
corrente, infatti arrivato al culmine del suo successo con A
Rainbow In A Curved Air
egli decise di cambiare strada dedicandosi
completamente
allo studio della musica e della cultura indiana.
Dal serialismo al minimalismo
Durante i suoi studi
a Berkeley, Riley era molto interessato alla musica
seriale,
soprattutto alla musica per piano di Schoenberg, per la sua libertà
tonale così
distante dalla musica tradizionale. In questi primi anni scrisse
infatti alcuni pezzi per pianoforte sullo stile del compositore
austriaco.
Era anche
affascinato dalla complessità dei metodi compositivi di Stockhausen,
ed in particolare da Zeitmasse
caratterizzato da lunghe note sostenute e dalla presenza di
sovrapposizioni di tempi differenti. Sulla base di questo lavoro
compose Spectra
(1959),
nel quale erano presenti due livelli differenti di velocità.
In quelli stessi
anni Riley conobbe La Monte Young. Questo fu certamente uno degli
avvenimenti che influenzò maggiormente il suo percorso stilistico.
Fu subito interessato ai suoni lunghi e sostenuti che Young
aveva
utilizzato in Trio
for Strings,
così
nel 1960 compose String
Quartet.
Ebbe così un primo
approccio con quelli che successivamente sarebbero diventati gli
aspetti caratterizzanti della musica
minimale di
La Monte Young.
Ma già dal suo
lavoro successivo, String
Trio
(1961), Riley si diresse verso un minimalismo
diverso da quello dei long-tone
di
Young iniziando ad utilizzare moduli
di
poche note ripetuti nel tempo. Fu questo il suo primo lavoro in cui
utilizzò la tecnica della ripetizione.
Un fattore che portò
Riley a concepire la musica come un'entità ciclica,
che
si ripete nel tempo, fu l’utilizzo del nastro, in particolare della
tecnica di tape-loop1.
“vi sono state molte
trasformazioni prima di arrivare ai sistemi ripetitivi e per
arrivarci ho utilizzato il nastro perchè mi interessava ascoltare
delle frequenze che ritornavano regolarmente agli stessi intervalli
[...] questo generava un
ciclo e da allora ho cominciato a pensare la musica in termini di
ciclo” 2.
Da queste parole, si
nota subito l’interesse che Riley nutriva per i suoni intesi come
fenomeni acustici, un interesse che si era consolidato fin dalle
prime collaborazioni con Young risalenti al ‘59. In questo progetto
i due artisti accompagnavano la danza della coreografa Anna Halprin
con suoni prodotti naturalmente.
“[...]
per esempio
delle porte e delle finestre che si aprivano e chiudevano. Volevamo
esplorare l’acustica generale” 3
Questo atteggiamento
di attrazione per i fenomeni acustici e di ricerca di nuove sonorità,
riconducibile all’influenza che le sperimentazioni di John Cage
ebbero sui due artisti, fu incisivo per Riley e lo portò a guardare
la musica sotto un aspetto molto profondo: per lui era come un’entità
in grado di cambiare lo stato d’animo, le emozioni umane.
“ci siamo
abituati a lavorare con dei suoni che non erano considerati come
nella “musica
pura” e fu
allora che cominciai a interessarmi delle frequenze e del loro
effetto sulle nostre emozioni” 4
Questo è certamente
un concetto che Riley non ha mai abbandonato, ma che anzi ha
continuato ad approfondire nel corso della sua carriera.
L’influenza del Jazz e l’improvvisazione
Negli anni in cui
frequentava Berkeley La Monte Young fece conoscere a Riley il Jazz.
“La Monte Young
era un musicista jazz e suonava molto a L.A. con molti musicisti.
Così lui mi fece conoscere il Jazz. Mi fece conoscere Coltrane.” 5
Quello che più
colpì Riley del Jazz, era la sua libertà d’espressione,
l’improvvisazione, e ne venne subito influenzato. Per lui
l’improvvisazione era il mezzo attraverso cui il musicista era in
grado di abbandonarsi ai propri sentimenti, di esprimere le proprie
emozioni e stati d’animo. Nei suoi lavori infatti, Riley lascia
spazio e libertà all’esecutore; un primo esempio è sicuramente In
C in
cui ogni esecutore può decidere quante volte ripetere uno stesso
pattern.
Visto da questa prospettiva In
C
è anche un lavoro in cui sono presenti elementi aleatori6,
si può parlare infatti di alea
controllata7,
e l’influenza di John Cage è anche qui evidente.
Contemporaneamente a
In
C,
Riley iniziò a comporre i Keyboard
Studies. Questi
lavori si basano su una serie di celle
modali costituite da poche note, che l’esecutore può suonare in
qualsiasi ordine e che può ripetere un numero indeterminato di
volte, purchè si rispettino alcune regole annotate nella partitura.
Ogni modulo
è stato costruito in modo tale da ottenere sfasamenti progressivi e
cambiamenti quasi impercettibili. Pur non trattandosi propriamente di
lavori compositivi, ma piuttosto di pezzi di improvvisazione per
organo o pianoforte da usare come esercizio e preparazione per le
esecuzioni, i
Keyboard
Studies furono
la base di molti dei lavori che Riley compose in quegli anni.
A Rainbow in Curved Air
Pubblicato nel 1969
, A
Rainbow in Curved Air
è l’ album che portò
a livello mondiale il successo di Terry Riley e che influenzò molte
rock band di quegli anni.
Della durata di 40:25 min. il disco contiene i due lavori di
Riley che più sintetizzano le sue attitudini fino agli anni ‘70,
ma che al tempo stesso chiudono il suo periodo minimalista.
Il primo brano è A
Rainbow in Curved Air composto
nel ‘67 per organo
elettrico,
clavichord,
rocksichord,
dumbec (o goblet drum) e tambourine
le
cui parti sono state eseguite da Riley e registrate sfruttando la
tecnica dell’overdubbing
8.
Questo brano è stato costruito seguendo metodi compositivi
riconducibili ai Keyboard Studies: alla
base della composizione c’è un tema di 14 note, formato da due
moduli, che viene suonato dalla mano sinistra.
La prima figura è
composta da due celle di 3 note, mentre la seconda è una sua
variazione costituita da due celle di 4 note. Le figure e le celle
possono essere combinate in diversi modi l’una con l’altra,
purchè sia rispettato l'ordine interno delle celle e
l'evoluzione melodica del tema fa si che ogni nota può essere
l'inizio o la fine di una frase musicale. Questi temi si presentano
anche nella loro versione retrograda, e ognuno può essere trasposto
in quattro differenti ottave con variazioni ritmiche e di tempo. Il
continuo cambiamento dei micro-livelli strutturali dà l’impressione
di essere immersi in un’atmosfera che in apparenza è immobile, ma
che in realtà si evolve continuamente in maniera quasi
impercettibile.
Sovrapposto a questa
struttura
pulsante e ripetitiva c’è un livello, suonato dalla mano destra,
costruito sull’improvvisazione di scale modali e caratterizzato da
uno stile decorativo e melismatico basato su patterns di tre/quattro
note articolati in cicli di sette note. Un
terzo livello è dato dall’utilizzo del time-lag
accumulator9
il cui segnale, splittato alternativamente sui
due canali destro/sinistro, crea canoni che seguono di una o due
battute il segnale originale, andando a produrre
strutture molto complesse.
In A Rainbow, della durata di
18:39min., gli
strumenti non suonano tutti contemporaneamente, ma si alternano
aggiungendosi e sottraendosi lentamente in modo tale che chi ascolta
ha l’impressione di essere trasportato in un’atmosfera simile ad
uno stato d’animo che fluttua da un sentimento all’altro. Pur
essendo un brano in forma continua, si possono distinguere tre
macrosezioni. La prima, molto rapida inizia con il motivo base
suonato ripetutamente dall’organo, piano subentrano altri strumenti
e la sonorità si colora progressivamente. A circa 6:40min.
comincia la seconda sezione più
lenta, il timbro si scurisce e si presenta un’alternanza tra
accordi e arpeggi del tema base su un regitro basso, ma gradualmente
tornano gli altri strumenti, il suono diventa sempre più brillante.
La parte più ritmica comincia a 11:41min. e
prosegue fino alla fine del brano con una dominananza degli
strumenti percussivi.
A rendere ancora più suggestiva l’esperienza uditiva è l’effetto
stereofonico dovuto all’utilizzo del tape-lag accumulator, a
cui si aggiunge anche la stereofonia del tambourine ottenuta
grazie ad una particolare tecnica di registrazione adoperata da
Riley:
“Avevo una serie di microfoni disposti in cerchio ed io
ondeggiavo il tambourine attorno, così ottenni tipi di suono molto
pannati” 10
Poppy Nogood and
the Phantom Band (21:38min.)
è
brano che completa l’album e che, per le sue sonorità scure e
profonde, si potrebbe definire il lato “oscuro” di
A Rainbow in Curved Air.
Scritto per organo
, sassofono
e time-lag accumulator
nel
‘68, è basato su lunghe note sostenute. E’ qui
molto evidente l’influenza che la musica di La Monte Young ebbe su
Riley, una musica basata appunto sui long-tones o droni.
A questo livello ripetitivo e costante si aggiungono piccole frasi
improvvisate e trattate con il time-lag accumulator che, più
di A Rainbow, ha un ruolo principale. Anche le parti di Poppy
Nogood sono state eseguite tutte da Terry Riley.
“Ero convinto che l’unico modo per sviluppare Poppy Nogood era
che suonassi io stesso il sassofono, perchè non volevo dire al
sassofonista di fare questo o quello. Mi sentivo che doveva nascere
dalla mia spontaneità musicale.” 11
A Rainbow in
Curved Air
è l’album che più sintetizza
gli aspetti del minimalismo tipici di Riley ma è anche quello
che chiude la fase prettamente minimalista
dell’artista. Pur essendo basato principalmente sulla
ripetizione e variazione di piccoli pattern, in questo lavoro è
evidente l'inizio di uno stile musicale influenzato dalla musica
Indiana. Infatti
dopo A
Rainbow,
che lo portò ad un successo mondiale, Riley decise di allontanarsi
dai clamori, per dedicarsi totalmente allo studio della musica e
della cultura Indiana.
Riley e la musica indiana
Un’imporante fase della carriera musicale di Terry Riley iniziò
nel 1970, quando La Monte Young gli fece conoscere il maestro Prandit
Pran Nath, che lo introdusse agli studi della musica Indiana.
L’aspetto che più lo colpì di questa musica era la capacità che
essa aveva di coinvolgere in maniera profonda l’ascoltatore e
l’esecutore, una tendenza che d’altra parte era presente fin dai
suoi primi lavori basati sull’improvvisazione.
“Lavorando sull’improvvisazione mi sono reso conto che vi
erano molti rapporti fra ciò che stavo facendo e la musica
orientale” 12
Seppure anche il Jazz era basato sull’improvvisazione, Riley trovò
nella musica Indiana un qualcosa di più forte e coinvolgente, che lo
spinse ad interessarsi intensamente a quest’ultima.
“Gli orientali suonavano una musica modale, essi improvvisavano,
ma la struttura informale della loro musica è rigorosamente
definita: vi sono delle norme sul modo secondo cui si deve creare lo
stato d’animo e le emozioni, questo in modo molto formale, mentre
il jazz si interessa soprattutto dell’ espressione.” 13
La sua musica non può essere definita pertanto nè occidentale nè
orientale, ma piuttosto si colloca nel mezzo, è l’unione di queste
due culture.
In quegli anni Riley si immerse completamente negli insegnamenti di
Prandit Pran Nath, che seguì fino al 1994, anno della morte del
guru, concentrandosi soprattutto sull’influenza che la
musica esercita sulle nostre emozioni.
“Cominciai a concepire pezzi che erano come modelli di
operazioni molecolari e universali con turbinanti galassie di suono e
ciò divenne il mio modello per una nuova forma musicale.
E’ per ciò che, personalmente, il termine minimalismo descrive
in maniera troppo semplificata la visione cosmica che io ho del
suono.” 14
Riley e Kronos Quartet, Sun Rings (2001-2002)
Dagli anni ‘70, Riley abbandonò le composizioni scritte e si
dedicò allo studio e all’insegnamento della musica Indiana. Verso
la fine del suo periodo al Mills College, incontrò David Harrington,
leader del Kronos Quartet, che lo persuase a comporre per il gruppo.
Da questo momento iniziò una lunga collaborazione che lo influenzò
molto e lo portò a tornare alla notazione compositiva. Questo
ritorno alla scrittura non fu un gesto nostalgico, ma piuttosto un
rinnovato approccio alla composizione che comprendeva le ricerche da
lui intraprese nel sistema tonale, le tecniche improvvisative, e
soprattutto l’esperienza degli anni dedicati allo studio della
musica Indiana. Proprio per questo motivo, i lavori che scrisse a
partire dal 1980 sono una perfetta sintesi di tutta l’esperienza
passata, riprese con un atteggiamento più maturo e consapevole.
Uno dei lavori più recenti per il Kronos Quartet è Sun Rings,
composto tra il 2001 e il 2002.
Scritto per
quartetto
d’archi, coro e
suoni pre-registrati,
Sun Rings
è formato da dieci movimenti che si succedeno senza
intermissione per una durata totale di circa 80 minuti.
1. Sun Rings Overture
2. Hero Danger
3. Beebopterismo
4. Planet Elf Sindoori
5. Earth Whistlers
6. Earth/Jupiter Kiss
7. The Electron Cyclotron
Frequency Parlour
8. Prayer Central
9. Venus Upstream
10. One Earth, One People, One
Love
Una particolarità
di questo lavoro è data dalla presenza di materiale audio/video
(fornito dalla NASA
Art Program)
proveniente da registrazioni e riprese effettuate nello spazio, che
accompagnano l’esecuzione strumentale immergendola in atmosfere
sempre diverse, come se il quartetto stesse viaggiando in una sonda
spaziale.
“[i dieci movimenti] sono
stati composti come separate atmosfere musicali con l’intenzione di
permettere ai suoni spaziali di influenzare la scrittura del
quartetto d’archi e di far si che ci fosse
un’interazione tra gli archi suonati dal vivo e i suoni spaziali
registrati. […] In
alcuni casi, frammenti di melodia che ho potuto osservare nei suoni
sono diventati la base per temi sviluppati nella scrittura del
quartetto” [About
Sun Rings, Terry Riley writes]
15.
Ed infatti suoni
spaziali e strumenti ad arco risultano essere un’unica esperienza,
un qualcosa di indivisibile al quale Riley ha deciso di affiancare in
due movimenti il coro,
con
l’intentezione di enfatizzare la sensazione che
questo lavoro riguarda molto l’uomo e il rapporto che esso ha con
il proprio Sistema Solare.
Riley afferma che i
suoni della NASA
sono
stati punto di partenza e fonte di ispirazione per l’intera
composizione. Questi suoni non sono stati modificati e adattati per
il nostro orecchio.
“i suoni
rappresentano
la frequenza reale alla quale il segnale è stato rilevato nello
spazio.
[...]
se gli uomini potessero vivere dove sono state queste sonde spaziali,
e se avessero un udito molto sensibile, potrebbero ascoltare questi
stessi suoni” [Program
note by Blake Marie Bullock]
16.
Comunemente si è
soliti pensare allo spazio (essendo privo di aria) come un luogo
privo di suoni, ma in realtà attorno e tra i pianeti ci sono zone di
plasma
in
cui “onde
plasma” sono
in grado di propagarsi creando vibrazioni simili a quelle sonore. Lo
strumento utilizzato per captare queste onde è costituito da
un’antenna elettrica e un ricevitore radio , ed è stato costruito
dal Dr. Donald Gurnett
al quale
è stato dedicato Sun
Rings.
Per quanto riguarda
la parte video sono state utilizzate riprese fatte dalla sonda
spaziale, e nell’ultimo movimento ci sono alcune immagini tratte
dalla Golden Record 17.
Sun Rings si apre con un’overture dalle sonorità
molto vicine all’ ambient music, che coinvolge subito
l’ascoltatore, e lo trasporta verso quelle che saranno sonorità
mai udite prima d’ora. Da subito si possono ascoltare le
particolarità della musica di Riley, gli elementi chiave di quel
linguaggio musicale che ha iniziato a sviluppare fin dai primi anni a
Berlkeley. In Beebopterismo, per esempio, fa largo uso di
piccoli frammenti sonori preregistrati e messi in loop per
creare figure ritmiche irregolari che si ripetono nel tempo, in
maniera molto simile alle tecniche utilizzate nella musica
concreta18
con cui venne a contatto durante la sua permanenza in Francia. Un
suono simile a un gong percosso costantemente accompagna gli
archi in Planet Elf Sindoori, inizialmente la viola
presenta dei piccoli motivi e il cello
li ripete come a farle il “verso”, piano entrano i violini
e l’atmosfera diventa sempre più profonda, le note sempre più
sostenute. Da queste sonorità morbide ci si muove gradualmente verso
le atmosfere cupe di Earth/Jupiter Kiss fino ad arrivare alla
celestialità di Prayer Central, dove un drone di
registro molto basso accompagna il coro,
al quale si aggiungono lentamente gli archi. Nonostante siano
presenti molti elementi riconducibili alla minimal music, come
appunto l’utilizzo della ripetizione, frasi semplici e brevi,
cambiamenti lenti, note lunghe e sostenute, non è corretto
equiparare questo lavoro alle composizioni scritte negli anni
‘60/’70. Infatti in Sun Rings, e in generale nei lavori
che Riley ha scritto dopo gli studi con Prandit Pran Nath, il termine
minimalismo descriverebbe in maniera troppo semplificata la
sua visione della musica e del suono. In questo lavoro egli utilizza
tutti questi elementi per ricreare delle atmosfere, in grado di
coinvolgere profondamente l’ascoltatore, di influenzarne
positivamente le emozioni.
“E’ come fabbricare un prodotto chimico, un profumo. Si ha
questa responsabilità: trovare come fare le migliori vibrazioni
possibili.” 19
Bibliografia
Alburger, Mark
Terry
Riley after "In C" to "A Rainbow in Curved Air",
21ST-CENTURY MUSIC, Vol. 11, No. 2,
Febbraio 2004.
http://21st-centurymusic.com/ML210402.pdf
(Accesso Febbraio, 2013)
Alburger, Mark
Terry
Riley in the 70’s,
21ST-CENTURY MUSIC, Vol. 11, No. 3, Marzo 2004.
Bernard, Jonathan W.
Minimalism,
Postminimalism, and the Resurgence of Tonality in Recent American
Music,
American Music Vol. 21, No. 1, University of Illinois Press, 2003
Coteni P.,
Antognozzi G.. La
musica minimalista: storie ed altre storie,
Textus, 2000.
Hodgson, Jay. The Time-Lag Accumulator As A Technical Basis From
Brian Eno’s Early Large-Scale Ambient Repertorire, 1973-75,
University of Western Ontario, 2008
Mertens, Wim.
American
Minimal Music: La Monte Young. Terry Riley, Steve Reich, Philip
Glass.
London: Kahn & Averill, 1983
Niren, Ann. An
Examination of Minimalist Tendencies in Two Early Works by Terry
Riley,
Indiana University Southeast, 2007
(Accesso Febbraio,
2013)
Potter, Keith. Four
Musical Minimalists: La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip
Glass.
Cambridge, UK: Cambridge University Press, 2000.
Sito web Kronos
Quartet: http://www.kronosquartet.org/
(Accesso
Febbraio, 2013)
____ Terry Riley
in conversation with Frank J. Oteri,
Wortham Theater Center, Houston TX, 2001
http://www.newmusicbox.org/assets/26/riley_interview.pdf
(Accesso Febbraio, 2013)
____ From Raga to
Rag: On Terry Riley’s Stylistic Synthesis,
New World Records, New York
1
Per tape-loop
si intende una ripetizione ciclica di piccole sezioni di un
materiale audio presente su nastro.
2
P. Coteni, G. Antognozzi,
La Musica Minimalista (di
seguito citato come La
Musica Minimalista),
pag.
47
3La
Musica Minimalista, pag.
45
4La
Musica Minimalista, pag.
45
5
_____ Terry
Riley in conversation with Frank J. Oteri,
pag. 4
6
aleatori:
casuali. Si definisce musica
aleatoria quella
corrente musicale che, nata negli anni ‘50 soprattutto grazie a
J. Cage, dà ampio spazio al caso ed in particolare questo diventa
l’elemento caratterizzante della composizione.
7
Nell’ alea
controllata
alcuni aspetti sono prestabiliti con precisione dal compositori,
altri sono a scelta dell’esecutore.
8
L’overdubbing o
sovraincisione è una
tecnica attraverso la quale è possibile aggiungere una
registrazione supplementare ad una esecuzione registrata
precedentemente.
9
La Time-lag accumulator
è una tecnica sviluppata da Terry Riley e i tecnici dello studio
della radio francese ORTF nei primi anni ‘60. Prevede l’utilizzo
di due macchine a nastro ed un pezzo di materiale audio
loop su un nastro. Mentre una macchina
riproduce l’audio la seconda macchina registra continuamente, si
vengono così a creare delle sovraincisioni sfasate dello stesso
frammento audio.
10
Alburger, Mark. Terry Riley after “In C”
to “A Rainbow in Curved Air”(di
seguito citato come Terry
Riley after “In C2” to “A Rainbow in Curved Air”),
Pag. 9
11
Terry Riley after “In C” to “A Rainbow
in Curved Air”, Pag. 7
12
La Musica Minimalista, pag. 47
13
La Musica Minimalista, pag. 7
14
La Musica Minimalista, pag.
7
17
Golden Record: si
tratta di un pacchetto di informazioni situato nelle sonde Voyager
e destinato alla diffusione della cultura umana ad eventuali forme
di vita extraterrestri. Al suo interno ci sono istruzioni, disegni,
immagini di vita quotidiana di tutto il mondo , case , animali,
ecc.. risalenti al 1977.
18
La musica concreta ha
origine in Francia dalle sperimentazione di Pierre Schaeffer
intraprese all’ RTF dal 1948. Si basa sul concetto di oggetto
sonoro (definito come ogni fenomeno sonoro
percepito come un insieme e considerato indipendentemente dalla sua
provenienza o dal suo significato) e sulla sua decontestualizzazione
ottenuta attraverso tecniche di manipolazione del materiale audio.
19
La Musica Minimalista, pag.
49