venerdì 22 febbraio 2013

Due lavori di Terry Riley



Tesina riguardante Terry Riley. 
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Due lavori di Terry Riley


Introduzione

Terry Riley è un compositore e performer nato in California nel 1935. Ha compiuto gli studi in composizione e piano al Conservatorio di San Francisco.
La sua musica ha fortemente influenzato molti compositori come Steve Reich, Philip Glass e John Adams ma anche band Rock-Psichedeliche come The Who, The Soft Machine, Curved Air e diverse altre.
Quando si parla di Riley, lo si fa spesso con riferimento alla minimal music, in quanto egli è conosciuto soprattutto come uno dei pionieri di questa corrente musicale. La musica minimale si è sviluppata in America negli anni ‘60 e può essere associata a compositori etichettati col termine di minimalisti quali La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass e John Adams. Seppure ognuno di questi compositori abbia sviluppato il minimalismo in maniera personale, è possibile così definire quelli che sono i tratti generali della minimal music:

  • Utilizzo di pochi elementi
  • Semplicità degli elementi
  • Ripetizione di piccole celle (Patterns)
  • Pochi cambiamenti
  • Defasaggio
  • Note lunghe e costanti (Drone, Long-Tone)

Il lavoro che ha fatto da battistrada alla minimal music è In C scritto da Terry Riley nel 1964. Questo lavoro, per qualsiasi tipo di strumenti, è composto da 53 moduli (patterns) articolati in poche note. I moduli devono essere eseguiti in successione ma ogni esecutore può decidere quante volte ripetere ogni cella, purchè non resti indietro ripetto agli altri per più di tre o quattro battute. Questo procedimento fa si che si vengano a creare interazioni poliritmiche molto complesse, pertanto per agevolarne l’esecuzione è stata aggiunta una pulsazione ripetitiva e costante data dal Do di un pianoforte che accompagna tutta l’esecuzione. L’esecuzione finisce quando ogni esecutore arriva all’ultimo modulo.

Pur essendo uno dei pionieri della minimal music, non è propriamente corretto associare Riley esclusivamente a questa corrente, infatti arrivato al culmine del suo successo con A Rainbow In A Curved Air egli decise di cambiare strada dedicandosi completamente allo studio della musica e della cultura indiana.

Dal serialismo al minimalismo

Durante i suoi studi a Berkeley, Riley era molto interessato alla musica seriale, soprattutto alla musica per piano di Schoenberg, per la sua libertà tonale così distante dalla musica tradizionale. In questi primi anni scrisse infatti alcuni pezzi per pianoforte sullo stile del compositore austriaco.
Era anche affascinato dalla complessità dei metodi compositivi di Stockhausen, ed in particolare da Zeitmasse caratterizzato da lunghe note sostenute e dalla presenza di sovrapposizioni di tempi differenti. Sulla base di questo lavoro compose Spectra (1959), nel quale erano presenti due livelli differenti di velocità.
In quelli stessi anni Riley conobbe La Monte Young. Questo fu certamente uno degli avvenimenti che influenzò maggiormente il suo percorso stilistico. Fu subito interessato ai suoni lunghi e sostenuti che Young aveva utilizzato in Trio for Strings, così nel 1960 compose String Quartet.

Ebbe così un primo approccio con quelli che successivamente sarebbero diventati gli aspetti caratterizzanti della musica minimale di La Monte Young.
Ma già dal suo lavoro successivo, String Trio (1961), Riley si diresse verso un minimalismo diverso da quello dei long-tone di Young iniziando ad utilizzare moduli di poche note ripetuti nel tempo. Fu questo il suo primo lavoro in cui utilizzò la tecnica della ripetizione.

Un fattore che portò Riley a concepire la musica come un'entità ciclica, che si ripete nel tempo, fu l’utilizzo del nastro, in particolare della tecnica di tape-loop1.

vi sono state molte trasformazioni prima di arrivare ai sistemi ripetitivi e per arrivarci ho utilizzato il nastro perchè mi interessava ascoltare delle frequenze che ritornavano regolarmente agli stessi intervalli [...] questo generava un ciclo e da allora ho cominciato a pensare la musica in termini di ciclo” 2.

Da queste parole, si nota subito l’interesse che Riley nutriva per i suoni intesi come fenomeni acustici, un interesse che si era consolidato fin dalle prime collaborazioni con Young risalenti al ‘59. In questo progetto i due artisti accompagnavano la danza della coreografa Anna Halprin con suoni prodotti naturalmente.

[...] per esempio delle porte e delle finestre che si aprivano e chiudevano. Volevamo esplorare l’acustica generale” 3

Questo atteggiamento di attrazione per i fenomeni acustici e di ricerca di nuove sonorità, riconducibile all’influenza che le sperimentazioni di John Cage ebbero sui due artisti, fu incisivo per Riley e lo portò a guardare la musica sotto un aspetto molto profondo: per lui era come un’entità in grado di cambiare lo stato d’animo, le emozioni umane.

ci siamo abituati a lavorare con dei suoni che non erano considerati come nella musica pura e fu allora che cominciai a interessarmi delle frequenze e del loro effetto sulle nostre emozioni4

Questo è certamente un concetto che Riley non ha mai abbandonato, ma che anzi ha continuato ad approfondire nel corso della sua carriera.

L’influenza del Jazz e l’improvvisazione

Negli anni in cui frequentava Berkeley La Monte Young fece conoscere a Riley il Jazz.

La Monte Young era un musicista jazz e suonava molto a L.A. con molti musicisti. Così lui mi fece conoscere il Jazz. Mi fece conoscere Coltrane.” 5

Quello che più colpì Riley del Jazz, era la sua libertà d’espressione, l’improvvisazione, e ne venne subito influenzato. Per lui l’improvvisazione era il mezzo attraverso cui il musicista era in grado di abbandonarsi ai propri sentimenti, di esprimere le proprie emozioni e stati d’animo. Nei suoi lavori infatti, Riley lascia spazio e libertà all’esecutore; un primo esempio è sicuramente In C in cui ogni esecutore può decidere quante volte ripetere uno stesso pattern. Visto da questa prospettiva In C è anche un lavoro in cui sono presenti elementi aleatori6, si può parlare infatti di alea controllata7, e l’influenza di John Cage è anche qui evidente.

Contemporaneamente a In C, Riley iniziò a comporre i Keyboard Studies. Questi lavori si basano su una serie di celle modali costituite da poche note, che l’esecutore può suonare in qualsiasi ordine e che può ripetere un numero indeterminato di volte, purchè si rispettino alcune regole annotate nella partitura. Ogni modulo è stato costruito in modo tale da ottenere sfasamenti progressivi e cambiamenti quasi impercettibili. Pur non trattandosi propriamente di lavori compositivi, ma piuttosto di pezzi di improvvisazione per organo o pianoforte da usare come esercizio e preparazione per le esecuzioni, i Keyboard Studies furono la base di molti dei lavori che Riley compose in quegli anni.

A Rainbow in Curved Air

Pubblicato nel 1969 , A Rainbow in Curved Air è l’ album che portò a livello mondiale il successo di Terry Riley e che influenzò molte rock band di quegli anni.
Della durata di 40:25 min. il disco contiene i due lavori di Riley che più sintetizzano le sue attitudini fino agli anni ‘70, ma che al tempo stesso chiudono il suo periodo minimalista.
Il primo brano è A Rainbow in Curved Air composto nel ‘67 per organo elettrico, clavichord, rocksichord, dumbec (o goblet drum) e tambourine le cui parti sono state eseguite da Riley e registrate sfruttando la tecnica dell’overdubbing 8. Questo brano è stato costruito seguendo metodi compositivi riconducibili ai Keyboard Studies: alla base della composizione c’è un tema di 14 note, formato da due moduli, che viene suonato dalla mano sinistra.

La prima figura è composta da due celle di 3 note, mentre la seconda è una sua variazione costituita da due celle di 4 note. Le figure e le celle possono essere combinate in diversi modi l’una con l’altra, purchè sia rispettato l'ordine interno delle celle e l'evoluzione melodica del tema fa si che ogni nota può essere l'inizio o la fine di una frase musicale. Questi temi si presentano anche nella loro versione retrograda, e ognuno può essere trasposto in quattro differenti ottave con variazioni ritmiche e di tempo. Il continuo cambiamento dei micro-livelli strutturali dà l’impressione di essere immersi in un’atmosfera che in apparenza è immobile, ma che in realtà si evolve continuamente in maniera quasi impercettibile.
Sovrapposto a questa struttura pulsante e ripetitiva c’è un livello, suonato dalla mano destra, costruito sull’improvvisazione di scale modali e caratterizzato da uno stile decorativo e melismatico basato su patterns di tre/quattro note articolati in cicli di sette note. Un terzo livello è dato dall’utilizzo del time-lag accumulator9 il cui segnale, splittato alternativamente sui due canali destro/sinistro, crea canoni che seguono di una o due battute il segnale originale, andando a produrre strutture molto complesse.
In A Rainbow, della durata di 18:39min., gli strumenti non suonano tutti contemporaneamente, ma si alternano aggiungendosi e sottraendosi lentamente in modo tale che chi ascolta ha l’impressione di essere trasportato in un’atmosfera simile ad uno stato d’animo che fluttua da un sentimento all’altro. Pur essendo un brano in forma continua, si possono distinguere tre macrosezioni. La prima, molto rapida inizia con il motivo base suonato ripetutamente dall’organo, piano subentrano altri strumenti e la sonorità si colora progressivamente. A circa 6:40min. comincia la seconda sezione più lenta, il timbro si scurisce e si presenta un’alternanza tra accordi e arpeggi del tema base su un regitro basso, ma gradualmente tornano gli altri strumenti, il suono diventa sempre più brillante. La parte più ritmica comincia a 11:41min. e prosegue fino alla fine del brano con una dominananza degli strumenti percussivi.
A rendere ancora più suggestiva l’esperienza uditiva è l’effetto stereofonico dovuto all’utilizzo del tape-lag accumulator, a cui si aggiunge anche la stereofonia del tambourine ottenuta grazie ad una particolare tecnica di registrazione adoperata da Riley:

Avevo una serie di microfoni disposti in cerchio ed io ondeggiavo il tambourine attorno, così ottenni tipi di suono molto pannati” 10

Poppy Nogood and the Phantom Band (21:38min.) è brano che completa l’album e che, per le sue sonorità scure e profonde, si potrebbe definire il lato “oscuro” di A Rainbow in Curved Air. Scritto per organo , sassofono e time-lag accumulator nel ‘68, è basato su lunghe note sostenute. E’ qui molto evidente l’influenza che la musica di La Monte Young ebbe su Riley, una musica basata appunto sui long-tones o droni. A questo livello ripetitivo e costante si aggiungono piccole frasi improvvisate e trattate con il time-lag accumulator che, più di A Rainbow, ha un ruolo principale. Anche le parti di Poppy Nogood sono state eseguite tutte da Terry Riley.

Ero convinto che l’unico modo per sviluppare Poppy Nogood era che suonassi io stesso il sassofono, perchè non volevo dire al sassofonista di fare questo o quello. Mi sentivo che doveva nascere dalla mia spontaneità musicale.” 11

A Rainbow in Curved Air è l’album che più sintetizza gli aspetti del minimalismo tipici di Riley ma è anche quello che chiude la fase prettamente minimalista dell’artista. Pur essendo basato principalmente sulla ripetizione e variazione di piccoli pattern, in questo lavoro è evidente l'inizio di uno stile musicale influenzato dalla musica Indiana. Infatti dopo A Rainbow, che lo portò ad un successo mondiale, Riley decise di allontanarsi dai clamori, per dedicarsi totalmente allo studio della musica e della cultura Indiana.

Riley e la musica indiana

Un’imporante fase della carriera musicale di Terry Riley iniziò nel 1970, quando La Monte Young gli fece conoscere il maestro Prandit Pran Nath, che lo introdusse agli studi della musica Indiana. L’aspetto che più lo colpì di questa musica era la capacità che essa aveva di coinvolgere in maniera profonda l’ascoltatore e l’esecutore, una tendenza che d’altra parte era presente fin dai suoi primi lavori basati sull’improvvisazione.

Lavorando sull’improvvisazione mi sono reso conto che vi erano molti rapporti fra ciò che stavo facendo e la musica orientale” 12

Seppure anche il Jazz era basato sull’improvvisazione, Riley trovò nella musica Indiana un qualcosa di più forte e coinvolgente, che lo spinse ad interessarsi intensamente a quest’ultima.

Gli orientali suonavano una musica modale, essi improvvisavano, ma la struttura informale della loro musica è rigorosamente definita: vi sono delle norme sul modo secondo cui si deve creare lo stato d’animo e le emozioni, questo in modo molto formale, mentre il jazz si interessa soprattutto dell’ espressione.” 13

La sua musica non può essere definita pertanto nè occidentale nè orientale, ma piuttosto si colloca nel mezzo, è l’unione di queste due culture.
In quegli anni Riley si immerse completamente negli insegnamenti di Prandit Pran Nath, che seguì fino al 1994, anno della morte del guru, concentrandosi soprattutto sull’influenza che la musica esercita sulle nostre emozioni.

Cominciai a concepire pezzi che erano come modelli di operazioni molecolari e universali con turbinanti galassie di suono e ciò divenne il mio modello per una nuova forma musicale.
E’ per ciò che, personalmente, il termine minimalismo descrive in maniera troppo semplificata la visione cosmica che io ho del suono.” 14

Riley e Kronos Quartet, Sun Rings (2001-2002)

Dagli anni ‘70, Riley abbandonò le composizioni scritte e si dedicò allo studio e all’insegnamento della musica Indiana. Verso la fine del suo periodo al Mills College, incontrò David Harrington, leader del Kronos Quartet, che lo persuase a comporre per il gruppo. Da questo momento iniziò una lunga collaborazione che lo influenzò molto e lo portò a tornare alla notazione compositiva. Questo ritorno alla scrittura non fu un gesto nostalgico, ma piuttosto un rinnovato approccio alla composizione che comprendeva le ricerche da lui intraprese nel sistema tonale, le tecniche improvvisative, e soprattutto l’esperienza degli anni dedicati allo studio della musica Indiana. Proprio per questo motivo, i lavori che scrisse a partire dal 1980 sono una perfetta sintesi di tutta l’esperienza passata, riprese con un atteggiamento più maturo e consapevole.

Uno dei lavori più recenti per il Kronos Quartet è Sun Rings, composto tra il 2001 e il 2002.
Scritto per quartetto d’archi, coro e suoni pre-registrati, Sun Rings è formato da dieci movimenti che si succedeno senza intermissione per una durata totale di circa 80 minuti.

1. Sun Rings Overture
2. Hero Danger
3. Beebopterismo
4. Planet Elf Sindoori
5. Earth Whistlers
6. Earth/Jupiter Kiss
7. The Electron Cyclotron Frequency Parlour
8. Prayer Central
9. Venus Upstream
10. One Earth, One People, One Love

Una particolarità di questo lavoro è data dalla presenza di materiale audio/video (fornito dalla NASA Art Program) proveniente da registrazioni e riprese effettuate nello spazio, che accompagnano l’esecuzione strumentale immergendola in atmosfere sempre diverse, come se il quartetto stesse viaggiando in una sonda spaziale.

“[i dieci movimenti] sono stati composti come separate atmosfere musicali con l’intenzione di permettere ai suoni spaziali di influenzare la scrittura del quartetto d’archi e di far si che ci fosse un’interazione tra gli archi suonati dal vivo e i suoni spaziali registrati. […] In alcuni casi, frammenti di melodia che ho potuto osservare nei suoni sono diventati la base per temi sviluppati nella scrittura del quartetto” [About Sun Rings, Terry Riley writes] 15.

Ed infatti suoni spaziali e strumenti ad arco risultano essere un’unica esperienza, un qualcosa di indivisibile al quale Riley ha deciso di affiancare in due movimenti il coro, con l’intentezione di enfatizzare la sensazione che questo lavoro riguarda molto l’uomo e il rapporto che esso ha con il proprio Sistema Solare.
Riley afferma che i suoni della NASA sono stati punto di partenza e fonte di ispirazione per l’intera composizione. Questi suoni non sono stati modificati e adattati per il nostro orecchio.

i suoni rappresentano la frequenza reale alla quale il segnale è stato rilevato nello spazio. [...] se gli uomini potessero vivere dove sono state queste sonde spaziali, e se avessero un udito molto sensibile, potrebbero ascoltare questi stessi suoni” [Program note by Blake Marie Bullock] 16.

Comunemente si è soliti pensare allo spazio (essendo privo di aria) come un luogo privo di suoni, ma in realtà attorno e tra i pianeti ci sono zone di plasma in cui “onde plasma” sono in grado di propagarsi creando vibrazioni simili a quelle sonore. Lo strumento utilizzato per captare queste onde è costituito da un’antenna elettrica e un ricevitore radio , ed è stato costruito dal Dr. Donald Gurnett al quale è stato dedicato Sun Rings.
Per quanto riguarda la parte video sono state utilizzate riprese fatte dalla sonda spaziale, e nell’ultimo movimento ci sono alcune immagini tratte dalla Golden Record 17.
Sun Rings si apre con un’overture dalle sonorità molto vicine all’ ambient music, che coinvolge subito l’ascoltatore, e lo trasporta verso quelle che saranno sonorità mai udite prima d’ora. Da subito si possono ascoltare le particolarità della musica di Riley, gli elementi chiave di quel linguaggio musicale che ha iniziato a sviluppare fin dai primi anni a Berlkeley. In Beebopterismo, per esempio, fa largo uso di piccoli frammenti sonori preregistrati e messi in loop per creare figure ritmiche irregolari che si ripetono nel tempo, in maniera molto simile alle tecniche utilizzate nella musica concreta18 con cui venne a contatto durante la sua permanenza in Francia. Un suono simile a un gong percosso costantemente accompagna gli archi in Planet Elf Sindoori, inizialmente la viola presenta dei piccoli motivi e il cello li ripete come a farle il “verso”, piano entrano i violini e l’atmosfera diventa sempre più profonda, le note sempre più sostenute. Da queste sonorità morbide ci si muove gradualmente verso le atmosfere cupe di Earth/Jupiter Kiss fino ad arrivare alla celestialità di Prayer Central, dove un drone di registro molto basso accompagna il coro, al quale si aggiungono lentamente gli archi. Nonostante siano presenti molti elementi riconducibili alla minimal music, come appunto l’utilizzo della ripetizione, frasi semplici e brevi, cambiamenti lenti, note lunghe e sostenute, non è corretto equiparare questo lavoro alle composizioni scritte negli anni ‘60/’70. Infatti in Sun Rings, e in generale nei lavori che Riley ha scritto dopo gli studi con Prandit Pran Nath, il termine minimalismo descriverebbe in maniera troppo semplificata la sua visione della musica e del suono. In questo lavoro egli utilizza tutti questi elementi per ricreare delle atmosfere, in grado di coinvolgere profondamente l’ascoltatore, di influenzarne positivamente le emozioni.

E’ come fabbricare un prodotto chimico, un profumo. Si ha questa responsabilità: trovare come fare le migliori vibrazioni possibili.” 19

Bibliografia

Alburger, Mark Terry Riley after "In C" to "A Rainbow in Curved Air", 21ST-CENTURY MUSIC, Vol. 11, No. 2, Febbraio 2004. http://21st-centurymusic.com/ML210402.pdf (Accesso Febbraio, 2013)

Alburger, Mark Terry Riley in the 70’s, 21ST-CENTURY MUSIC, Vol. 11, No. 3, Marzo 2004.

Bernard, Jonathan W. Minimalism, Postminimalism, and the Resurgence of Tonality in Recent American Music, American Music Vol. 21, No. 1, University of Illinois Press, 2003

Coteni P., Antognozzi G.. La musica minimalista: storie ed altre storie, Textus, 2000.

Hodgson, Jay. The Time-Lag Accumulator As A Technical Basis From Brian Eno’s Early Large-Scale Ambient Repertorire, 1973-75, University of Western Ontario, 2008

Mertens, Wim. American Minimal Music: La Monte Young. Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass. London: Kahn & Averill, 1983

Niren, Ann. An Examination of Minimalist Tendencies in Two Early Works by Terry Riley, Indiana University Southeast, 2007
(Accesso Febbraio, 2013)

Potter, Keith. Four Musical Minimalists: La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich, Philip
Glass. Cambridge, UK: Cambridge University Press, 2000.

Sito web di Terry Riley: http://terryriley.net / (Accesso Febbraio, 2013)

Sito web Kronos Quartet: http://www.kronosquartet.org/ (Accesso Febbraio, 2013)

____ Terry Riley in conversation with Frank J. Oteri, Wortham Theater Center, Houston TX, 2001 http://www.newmusicbox.org/assets/26/riley_interview.pdf (Accesso Febbraio, 2013)

____ From Raga to Rag: On Terry Riley’s Stylistic Synthesis, New World Records, New York


1 Per tape-loop si intende una ripetizione ciclica di piccole sezioni di un materiale audio presente su nastro.
2 P. Coteni, G. Antognozzi, La Musica Minimalista (di seguito citato come La Musica Minimalista), pag. 47
3La Musica Minimalista, pag. 45
4La Musica Minimalista, pag. 45
5 _____ Terry Riley in conversation with Frank J. Oteri, pag. 4
6 aleatori: casuali. Si definisce musica aleatoria quella corrente musicale che, nata negli anni ‘50 soprattutto grazie a J. Cage, dà ampio spazio al caso ed in particolare questo diventa l’elemento caratterizzante della composizione.
7 Nell’ alea controllata alcuni aspetti sono prestabiliti con precisione dal compositori, altri sono a scelta dell’esecutore.
8 L’overdubbing o sovraincisione è una tecnica attraverso la quale è possibile aggiungere una registrazione supplementare ad una esecuzione registrata precedentemente.
9 La Time-lag accumulator è una tecnica sviluppata da Terry Riley e i tecnici dello studio della radio francese ORTF nei primi anni ‘60. Prevede l’utilizzo di due macchine a nastro ed un pezzo di materiale audio loop su un nastro. Mentre una macchina riproduce l’audio la seconda macchina registra continuamente, si vengono così a creare delle sovraincisioni sfasate dello stesso frammento audio.
10 Alburger, Mark. Terry Riley after “In C” to “A Rainbow in Curved Air”(di seguito citato come Terry Riley after “In C2” to “A Rainbow in Curved Air”), Pag. 9
11 Terry Riley after “In C” to “A Rainbow in Curved Air”, Pag. 7
12 La Musica Minimalista, pag. 47
13 La Musica Minimalista, pag. 7
14 La Musica Minimalista, pag. 7
15 Sito web Kronos Quartet, Sun Rings (2002) http://kronosquartet.org/projects/detail/sun_rings
16 Sito web Kronos Quartet, Sun Rings (2002) http://kronosquartet.org/projects/detail/sun_rings
17 Golden Record: si tratta di un pacchetto di informazioni situato nelle sonde Voyager e destinato alla diffusione della cultura umana ad eventuali forme di vita extraterrestri. Al suo interno ci sono istruzioni, disegni, immagini di vita quotidiana di tutto il mondo , case , animali, ecc.. risalenti al 1977.
18 La musica concreta ha origine in Francia dalle sperimentazione di Pierre Schaeffer intraprese all’ RTF dal 1948. Si basa sul concetto di oggetto sonoro (definito come ogni fenomeno sonoro percepito come un insieme e considerato indipendentemente dalla sua provenienza o dal suo significato) e sulla sua decontestualizzazione ottenuta attraverso tecniche di manipolazione del materiale audio.
19 La Musica Minimalista, pag. 49